mercoledì 25 aprile 2007

Riassunto rapporto esperti...

Abbiamo tutti saputo dal caso dell’ERIKA; la nave che è affondata sulle coste di Bretagna in Dicembre 1999. Migliaie di litri du carburanti sono finite sulle spiagge causando una catastrofe ecologica maggiore.

Dopo anni di processo legale, il caso criminale ha finalmente cominciato nei tribunali francesi.

Come c’era da aspettarsi, i francesi si criticano l’uno l’altro. I media e i gruppi ambientali attribuisconi la responsabilità a TOTAL, il gigante gruppo petroliere francese; un facile bersaglio e l’apparente causa dell’inquinamento ; la sola organizzazione che ha molto denaro per pagare.

Un rapporto degli esperti comunicato al tribunale di Dunkirk nel 2005 (“il Rapporto degli Esperti”) non vede TOTAL come una partita colpevole. Basata sui fatti e rimotta dell’acume emozionale, il Rapporto degli Esperti mostra che l’ERIKA è affondata a causa di pratiche fraudolente e di grossolana negligenza dagli altri e in particolare dal RINA – l’autorità italiana incaricata di certificare l’idoneità alla navigazione della nave – e da un ispettore indipendente incaricato di soprintendere i lavori strutturali che non sono mai stati fatti sulla nave… ma che sono stati pagati.

Se l’ERIKA è affondata a causa di una grande tempesta, tutti potranno accusare TOTAL. Ma, se il decesso dell’ERIKA è infatto il risultato di una combinazione di una grossolana negligenza e di un comportamento fraudulente, allora quelli che sono responsabili dovranno essere quelli perseguiti criminalmente.

Il Rapporto degli Esperti come somesso nel 2005 raggiunge le conclusioni seguenti:
· Il RINA ha certificato a torto l’ERIKA ed è stato enormemente negligente;
· Il RINA non ha fatto i controlli necessari del rapporto del perito indipendente;
· Il RINA non ha preso in considerazione i rapporti dei suoi propri periti avvertendo che la corrosione dell’ERIKA necessitava ulteriori informazioni;
· Il perito indipendente impiegato per controllare i lavori effettuati sull’ERIKA non ha niente controllato, peggio, il suo rapporto di 225 pagine:
§ Misura erroneamente la struttura dell’ERIKA,
§ Valuta erroneamente i lavori che dovrebbero essere fatti sull’ERIKA, minimizzando moltissimo i rinforzi metallici che avrebbero dovuto essere fatti sulla struttura della nave,
§ Non controlla veramente i lavori fatti sull’ERIKA,
§ Afferma che tutti i lavori necessari sull’ERIKA sono stati effettuati mentre NON erano stati effettuati,
§ Dichiara avere effettuato un lavoro che non avrebbe potuto proprio fare,
§ Dichiara al RINA che l’ERIKA riempisce le condizioni per ricevere la piena certificazione.


Su questa base, il Rapporto degli Esperti conclude che non era possible conoscere lo stato strutturale dell’ERIKA quando la nave è partita dal porto per il suo ultimo viaggio. Tutti i rapporti sui lavori effettuati e i certificati erano conformi alla legislazione e mostravano che la nave era perfettamente capace di prendere il mare.

Dall’analisi del relitto, il Rapporto degli Esperti dimostra che il RINA non avrebbe dovuto concedere i certificati autorizzando la nave a navigare. Dimostra anche che non c’era stato una vera ispezione dal RINA prima di concedere questi certificati perchè i livelli di corrosione dei serbatoi dell’ERIKA erano inaccetabili. Se l’ERIKA fosse stato correttamente ispettato, non avrebbe mai ricevuto i certificati e NON sarebbe mai uscito dal porto.

CHRONOLOGIA DEGLI EVENTI

Nel 1998, il RINA domanda che dei lavori strutturali siano fatti sull’ERIKA prima di concedere i certificati

Il RINA, una società italiana di classificazione autorizzata dal Governo, è incaricata di certificare l’ERIKA. In febbraio 1998, un rapporto del RINA stabilisce che c’è un importante livello di corrosione sulla nave e che degli importanti lavori di riparazione devono essere fatti prima di concedere i certificati. Nell’estate 1998, i lavori di riparazione sono effettuati in Bijela, Montenegro. Dopo questi lavori, il RINA concede la piena certificazione all’ERIKA per cinque anni – dunque scadendo nel 2003, quattro anni dopo il naufragio dell’ERIKA.

I lavori di riparazione sono fatti sotto ispezione di periti indipendenti e locali del RINA

I lavori di riparazione sono stati organizzati secondo le direttive dell’ispettore Paolillo. Il Signore Paolillo è uno specialista approvato dal RINA che è incaricato di misurare la spessore della struttura (“Ispettore”). Il Signore Paolillo afferma nel suo rapporto avere fatto 7.842 misure. L’ispettore conclude che le misure della nave sono buone e che le riparazioni sono sufficenti. Purtroppo, la nave invece di ricevere 209 tonnellate di acciaio di struttura supplementare come previsto nel contratto, riceve soltanto 34,5 tonnellate.. Il proprietario paga come se 209 tonnellate di acciaio fossero state sistemate. L’Ispettore non si accorge che il rinforzo è insufficiente. Il perito locale del RINA non sembra neanche accorgersene… o dà soltanto le sue conclusioni secondo quelle dell’Ispettore.
Se l’ammontare iniziale di tonnellate di acciaio previsto fosse stato rispettato, la nave non sarebbe affondata.
I lavori di riparazione sono approvati dal RINA che concede per cinque anni la piena certificazione.

Controllo tecnico dell’ERIKA

Anche se sono totalmente certificate, le nave devono essere regolarmente controllate. In Novembre 1999, il Signore Alga, il perito del RINA, scrive un rapporto stabiliscando che c’è un livello preoccupante di corrosione sulla nave e che è necessario effettuare nuove misure della spessore della struttura prima Gennaio 2000. Il RINA non prende into considerazione questo rapporto e conferma la certificazione dell’ERIKA.

La catastrofe

L’ERIKA affonda in Dicembre 1999.

Il post mortem dell’ERIKA

Il Rapporto degli Esperti dichiara che basato sull’esaminazione del relitto, numerose errori sono state fatte nell’ispezione e nei lavori di riparazione effettuati nell’estate 1998.

Il rapporto del Signore Paolillo, l’ispettore dei lavori di riparazione effettuati in Bijela, comporta un numero di incoerenze inespiegabile:
- Il Signore Paolillo dichiara avere fatto 7.842 misure, ma difatto, è impossibile avere fatto tante misure nel tempo che dichiara avere spento qua.
- Inoltre, 5.000 misure soltanto sarebbero state necessarie per effettuare l’ispezione di una tale nave (la cosa interessante è che gli ispettori sono pagati secondo il numero di misure effettuate).
- Il Signore Paolillo trova le stesse misure di spessore su differenti posti della nave. Questo è impossibile visto che l’usura danneggia le diverse parti della nave in modo diverso, mai nello stesso modo.
- Il Signore Paolillo indica delle misure di spessore che sono talvolta le stesse delle misure prese per una nuova nave. Questo è assurdo per una nave dell’età dell’ERIKA.
- Le misure indicavano una nave con una struttura più spessa di quella osservata in realtà.

Inoltre, il Rapporto degli Esperti presenta gli elementi seguenti che potrano chiarire le ragioni per le quali l’Ispettore ha datto “il semaforo verde” all’ERIKA e perchè gli officiali del RINA l’hanno confermato.
- 34,5 tonnellate di acciaio sono state aggiunte invece delle 209 tonnellate che sono inizialmente state ordinate in conformità con le esigenze delle regole del RINA; e
- L’ammontare della stima per la struttura in acciaio era di 715.000 dollari americani ma soltanto 157.000 dollari americani furono fatturati. Quasi 500.000 dollari americani sono stati pagati ma non hanno servito al rinforzo della nave.


CONCLUSIONE

Questo breve riassunto presenta semplicemente alcuni degli inquietanti misteri che circondano il disastro dell’ERIKA. Perchè il rapporto di 225 pagine dell’Ispettore era cosi positivo nei confronti dell’idoneità alla navigazione dell’ERIKA? Come il RINA ha potuto concedere une piena certificazione di cinque anni dati i livelli di corrosione dell’ERIKA? Tutti questi misteri sono naturalmente rinforzati dal fatto che il Signore Paolillo, l’Ispettore, è incapace di fornire i detagli specifici di ciascuna misura presa nel 1998 dato che il suo computer è stato rubato successivamente (sic!).
Il Rapporto Paolillo comporta numerose errori e sconsiderazioni. Il RINA dovrebbe avere notato questo ma non l’ha notato. Invece, ha conceso piena certificazione! Nessuno in Italia sembra interessato da questo caso. Perchè dovrebbero? L’ERIKA non è affondata sulle coste italiane…

1 commento:

Anonimo ha detto...

Dal portale Indymedia
http://liguria.indymedia.org/node/7380


Personale abusivo in FINCANTIERI. RINA dorme.

Cantieristica e maRINA italiana allo sbando. R.I.N.A. S.p.A. – Registro Italiano Navale non s’accorge di niente.

Se le navi colano a picco poi non venite a lamentarvi.

Sconcertante denuncia dei sindacati di Monfalcone. Alla Fincantieri lavorano operai abusivi che non sono specializzati e fanno saldature scadenti. Mettendo così a rischio tutte le costruzioni realizzate alla spera-in-Dio e danneggiando fortemente i dipendenti Fincantieri. Il Registro Italiano Navale che fa? Niente. E’ impegnato in simposi, tavole rotonde, meeting, convegni, conferenze stampa (autocelebrative), etc etc …

In data 26 gennaio 2011 il coordinatore sindacale RSU Fiom-Cgil di Fincantieri Monfalcone, Sig. Luxich Moreno invia una scandalosa e preoccupata segnalazione alla Procura della Repubblica di Trieste e per conoscenza alle due sedi del R.I.N.A. Spa di Venezia e Genova (v. doc. allegato).

La lettera ha per oggetto: “personale ditte in appalto e/o subappalto operante presso la Fincantieri C.N.I Spa. Stabilimento di Monfalcone – qualificazione del personale sottoposto agli esami di certificazione brevetti RINA personale adibito alla saldatura”.

Denuncia il sindacalista della Fiom:

“La presente per comunicarvi che all’interno dell’azienda Fincantieri C.N.I. Spa stabilimento di Monfalcone (GO) ci sono ditte in appalto e/o subappalto, da quanto riferito quali l’Adrimar Srl, la Rimont, la Mistral, SDL, ecc ecc.. che sembrerebbero utilizzare del personale nella saldatura CO2 senza alcuna abiltazione (patentino rilasciato da RINA) creando di conseguenza scarsa qualità nelle costruzioni ed un danno ai lavoratori diretti Fincantieri. Si chiede al Registro Italiano Navale di effettuare dei controlli necessari sul personale operante delle ditte in appalto e/ subappalto in Fincantieri C.N.I. Spa. Cordiali saluti. Il Coordinatore Sindacale RSU Fiom-Cgil, Fincantieri Monfalcone. Sig. Luxich Moreno”.

In un momento così delicato - e diremmo anche tragico - per la cantieristica italiana (oltre 2500 dipendenti Fincantieri a rischio licenziamento) tollerare ste forme di diffusa illegalità ha davvero del criminale (e credeteci sulla parola quanto denunciato non accade solo a Monfalcone). RINA, che è una società classificazione navale nonché di certificazione industriale ed ambientale, nell’ambito delle proprie attività istituzionali dovrebbe - almeno in linea teorica - effettuare autonomamente e di propria iniziativa le attività di monitoraggio, di controllo e sorveglianza presso cantieri ed officine di produzione, nonché visite periodiche. Invece accade che non lo fa manco se gli vien fatto notare (v. la segnalazione del delegato Fiom che è rimasta lettera morta).

Domanda dell’uomo della strada: ma che ci sta a fare il RINA se non controlla? CaRINA la domanda. Andrebbe posta al suo Amministratore Delegato, Ing. Ugo Salerno.